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domenica 25 dicembre 2016

Natale anni 90

Profumo di mandarino nelle mani, 
le carte sul tavolo stese, 
il tronchetto di Natale di nonno. 
Le risate degli zii, 
le bestemmie di nonno che perdeva a carte. 
Il centerbe sul tavolo,
i bicchieri mezzi vuoti,
il pandoro aperto,
le briciole sul tavolo. 
Io seduta a guardare i grandi giocare. 
Si trascorreva così una volta il Natale da nonna Lella e nonno Mario. 
Ci si interrompeva solo quando suonavano il campanello e arrivavano zio Roberto e zia Rosina. 
Allora ci si entusiasmava come i bambini perché era festa, perché quel sapore di famiglia era ancora più completo. Perché non ci si vedeva che a Natale ma era una gran gioia!
Quei tempi sono andati e non torneranno.
Ma io so come salvare un ricordo, in un giorno di festa. 

sabato 3 dicembre 2016

Parlo ancora di te

Un batticuore, uno sguardo, un momento. 
Poi vai via. 
Ed io ancora qui a parlare di te, di me.
Delle scelte giuste e razionali.
Degli ammonimenti del mio cuore. 

sabato 27 agosto 2016

Sono salvo

Sono Salvo, in questo momento sono sdraiato su un pavimento freddo di un appartamento nella periferia di Ragusa. Poggio la testa su di un cuscino di mazzette da 50 euro. Ho soldi ovunque. Questo appartamento è una soffitta piena di denaro. Vi fa ridere? Vi fa invidia? A me fa piangere. Vorrei essere ovunque tranne che qui. Sono stanco, provato e immotivato ma oramai non posso uscire dal gioco. Quando posso vengo qui, la casa è spoglia, non c'è niente, solo un armadio piccolo e vecchio con un anta rotta sempre aperta. I soldi sono tutti dentro scatole di cartone poggiate per terra come pacchi, in attesa di essere portati altrove. La casa è grande, buia e molto polverosa. È molto sporca e abbandonata eppure vengo qui tutti i giorni. Mi ci sento bene. È spoglia come me nonostante ci stia tutti i giorni, con me. 
È che quando sono qui mi sento al riparo da tutti, dagli sbagli, dalle bugie, dalle truffe, dalla droga. 
Qui riesco a vedere chi sono e non accettarmi almeno per il tempo che rimango qui. 
Il resto del tempo non ho tempo per pensare a chi sono e a quanto schifo faccio. 
Questi soldi sono il frutto (amaro) di un'attività illegale. Io spaccio droga. Io non saprei dire neanche per chi la spaccio perché io mi limito ad aprire la mia attività la mattina e chiuderla la sera tardi. Io gestisco un bar, cioè io gestisco un traffico di droga dentro il mio bar. 
Faccio il barista da anni, da quando ero ragazzo, è stato il mio primo lavoro e con quei due soldi che mi hanno dato i miei sono riuscito ad aprirmi una mia attività. 
All'inizio era più semplice, l'economia girava, la gente spendeva, il bar andava. Era sacrificio ma andava. Avevo comunque un motivo per alzarmi. Poi con la crisi, anni di sacrifici buttati a pagare i buffi che si accumulavano nei mesi. Affitto, fornitori, venditori, un continuo prendere dai risparmi e pagare così. Entrate insoddisfacenti. 
Mio figlio mi dava una mano al bar ogni tanto mentre andava ancora a scuola, all'inizio gli davo qualche ricompensa poi con la crisi mi aiutava senza chiedere nulla ma con tanta amarezza per come ci eravamo ridotti. Lavoravamo senza guadagnare, solo per riuscire a pagare le tasse. Non volevamo mollare, non prima della fine dell'anno in ogni caso, per chiudere le contabilità, burocrazia e stronzate varie. Avevamo anche tanta paura del futuro e ci tenevamo stretto quello che avevamo anche se ci stava facendo morire. Mia moglie mi lasció in piena crisi economica. Purtroppo il benessere economico a volte è un grande collante tra due persone.
E sono arrivato a pensare che molte coppie si scelgono più per le circostanze che per ciò che sentono realmente nel cuore. 
Un giorno mio figlio viene da me, avevamo un discreto rapporto, e mi dice:" pa oggi non posso rimanere al bar devo fare dei giri per l università." D'accordo dico, non fa niente. 
"Grazie pa. Ah! Senti passerà Ciccio pomeriggio dagli questo. Mi deve 20 euro."passandomi un pacchettino incartato con semplice carta velina bianca e scotch.
È iniziato tutto così. Con 20 euro che poi sono diventati in totale quasi 20000 euro al giorno. 
Mi sono ritrovato in questo giro senza volerlo ma senza neppure farmi troppe domande. 
Mi portano la roba sotto copertura e io mi limito a darla via. Il mio guadagno non è il reale ricavo dello spaccio ma posso assicurarvi che è abbastanza cospicuo. 
I soldi che ho in questa casa sono i miei, molti li spendo, ma sono talmente tanti che non potrei farcela a spenderli tutti. 
Ho aperto un negozio a mia figlia ma è stato tutto molto difficile perché oramai vogliono sapere da dove provengono tutti i fondi e quindi poi ho capito e ho lasciato perdere. Il riciclaggio è per gente che lo sa fare. Il negozio di mia figlia non va molto ma lei è contenta così. È comunque impegnata in qualcosa che esula quello che facciamo io e mio figlio, nonostante derivi da quello. Anche se dovesse andare male, problemi di denaro non ne abbiamo o ne abbiamo troppi: dipende dai punti di vista.
Con mio figlio non parliamo molto ora, lavoriamo a modo nostro e basta. Siamo diventati macchine crea soldi.
Sono molto infelice. So che detto così potrebbe destare discussioni ma me ne fotto, io sono infelice e non lo sono di natura, io ci sono diventato. Anzi vi dirò di più io me la sono proprio cercata questa infelicità. Mi ripeto sempre però che quando sei disperato non riconosci più nè bene né male. Cerchi solo di riemergere. La disperazione è brutta. Io l'ho conosciuta da vicino. 
Sono solo un uomo, cerco di trovare un movente che metta a tacere questo frastuono d'infelicità che mi assorda ogni giorno di più. 
Penso a mio figlio, alla sua vita, alla sua incolumità. E prego Dio che ogni giorno ci protegga. Che altro mi è rimasto?
Soldi, soldi, ma che me ne fottìa. 
Ogni tanto tiro un pó, ci vado piano, vedo gente bruciata tutti i giorni, tutti i momenti , ma almeno per una manciata di minuti mi sembra tutto pulito, bello. Poi quando torno in me ho attorno sempre più merda e l'unico posto in cui mi sento un pó meglio e senza riserve è su questo pavimento freddo e sporco.
Una volta ero Salvo, ora non lo so più. 


giovedì 11 agosto 2016

Era

Stiamo vivendo un era strana. Un momento storico stagnante. Una vita spesa bene è quel che si ricerca, spenta la TV. Quella TV che parla di attentati, malvagità, insicurezze degli uomini che ostentano potere. Siamo in guerra. Ma dentro di noi. È da lì che comincia la battaglia ma ignari di spegnere i primi fuochi interni, appicciamo roghi contro l'altro. Come se fosse l'altro il problema. Mi guardo allo specchio e ho tutto quello che cerco: me. La mia beltà, la mia generosità, la mia determinazione. E poi ho la mia zona d'ombra dove risiedono vigili la mia pigrizia, la mia solitudine, la mia furbizia. Insomma tutti i miei lati oscuri, quelli scomodi, quelli che mi piace mettere a tacere con la mia virtuosità. Eh sì. Ho pace e guerra dentro di me. Il territorio è neutro completamente, sono io quella riflessa che decide. L'altro no. L' altro è un mero espediente che ci fa capire chi siamo e quali punti deboli e di forza ci costruiscono. Siamo una gran bella macchina. 

venerdì 8 luglio 2016

Lavorare lavorare lavorare preferisco il rumore del mare

Tutto è impermanente, futile , velatamente inutile. 
Solo il cuore è importante. 
Oggi riflettevo sui nostri stati empatici, sul poco tatto che c è tra di noi.
Arriviamo a lavoro, salutiamo a mezza bocca, abbiamo già la testa colma di scadenze, pagamenti, appuntamenti, cose prettamente di un inutilità estrema.
Ci guardiamo poco. 
Ci parliamo meno. 
Non ci tocchiamo per niente. 
Le nostre vite sfiorano migliaia di altre vite  tutti i giorni e percepiscono il nulla. 
Compriamo cose insignificanti che non ci occorrono per dare un senso a quello che facciamo, lavorare. 
Compriamo felicità relative con prestiti bancari.
Andiamo a lavorare per pagare le rate della macchina che abbiano comperato per andare a lavorare. È un diabolico paradosso. 
E poi, di noi che sappiamo? 
E poi di chi ci sta intorno che cosa sappiamo?
Abbandonati in questo macchinoso sistema siamo come mosche in una ragnatela. 
Solo il senso della percezione ancestrale ci può risanare. 



Vertigine

Sogno di te e del nostro amore segreto. 
Baci, sudore, sguardi, mentre la vita fuori scorre banale. 
Sogno di te quando non sei con me. 
Sogni di me quando non sono con te. 
Che altro importa?
Amiamoci così, senza turbare il domani.
L'amore trascende l'impermanenza.
Rimangono solo le mie rose sul tavolo, appassite. 

venerdì 1 luglio 2016

Selvaggia

Abbiamo nascosto i nostri desideri in camelie da raccogliere. Abbiamo adornato la nostra tavola con gli stessi fiori appassiti. E tutti i giorni invochiamo gli stessi riti banali. Ci siamo mimetizzate così bene nella routine quotidiana di obblighi e costrizioni che non siamo più noi. Siamo ciò che gli altri hanno dipinto per noi, ciò che l'essere normale vuole.
Difatti il nostro essere animale nudo è corso via. Abbiamo dismesso gli abiti e ci siamo infilate i pantaloni. Abbiamo alzato un muro di bon ton e abbiamo sorriso falsamente ad ogni buona ricorrenza. 
la parte più autentica di noi L abbiam lasciata dormire con i nostri figli, con i nostri sogni. Ci hanno detto ciò che non è bene, senza spiegarci il perché. L'istinto è circoscritto. L'amore è dettato come in un libro di fiabe. Non esiste il tradimento, non esiste la passione fugace, l'innamoramento fuori dalle righe, l'omosessualità. Non credere a niente di tutto questo, ci hanno detto. Cammina a testa alta senza fraintendimenti, senza balbuzia. Eppure qualcuno tradisce ed è additato. Ma dura poco, il tempo di rinsabbiare il tutto. Poi ricomincia la routine. Nessuno che si ascolti, nessuno che dica semplicemente chi è veramente.
La donna selvaggia è estremamente sensuale perché è imprevedibile. È se stessa al di là di tutte le altrui aspettative.