Solo il cuore è importante.
Oggi riflettevo sui nostri stati empatici, sul poco tatto che c è tra di noi.
Arriviamo a lavoro, salutiamo a mezza bocca, abbiamo già la testa colma di scadenze, pagamenti, appuntamenti, cose prettamente di un inutilità estrema.
Ci guardiamo poco.
Ci parliamo meno.
Non ci tocchiamo per niente.
Le nostre vite sfiorano migliaia di altre vite tutti i giorni e percepiscono il nulla.
Compriamo cose insignificanti che non ci occorrono per dare un senso a quello che facciamo, lavorare.
Compriamo felicità relative con prestiti bancari.
Andiamo a lavorare per pagare le rate della macchina che abbiano comperato per andare a lavorare. È un diabolico paradosso.
E poi, di noi che sappiamo?
E poi di chi ci sta intorno che cosa sappiamo?
Abbandonati in questo macchinoso sistema siamo come mosche in una ragnatela.
Solo il senso della percezione ancestrale ci può risanare.
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