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lunedì 29 giugno 2015

Inno

Ad aprile sono uscite le graduatorie per la scuola pubblica e mi sono finalmente ritrovata a festeggiare, perché Giordano Leone è stato preso e cambierà scuola. 
Appena due mesi fa ancora non avevo ben realizzato. 
Cambierà scuola, ma più che struttura, cambierà maestre. 
Ai miei tempi le maestre d'asilo erano già grandi, avevano una ruga d'espressione sulla bocca che le tatuava un espressione arcigna, gli occhi stanchi e le mani macchiate. 
Avevano già perso l'entusiasmo del loro mestiere e aspettavano la pensione. 
Insegnanti così me le sono portate fino alle superiori.
Erano tutte diverse, le accomunava però il senso di disillusione.
Solo alle elementari ho avuto come insegnanti le suore e loro erano diverse perché probabilmente pregando inganni il tempo che scorre ed hai una prospettiva di vita più fiduciosa.
Poco tempo fa sono stata a conoscere le nuove insegnanti di Giordano Leone, sono grandi ma sono giovanili, belle, hanno le extension ai capelli, i tacchi e i leggins.
Alcune sono ancora precarie e quando non ci sono, ci sono le sostitute. Se non ci sono le sostitute, ci sono le sostitute delle sostitute e così via dicendo. 
Le ho viste tutte abbastanza motivate nonostante dovremmo versare addirittura  dei soldi per il materiale didattico. 
A differenza delle mie maestre che avevano tutto ma non davano niente, in questo comune che spesso disdegno, mi sono ritrovata ad incontrare maestre invece, che non hanno nulla, né strutture consone nè materiali della didattica specifici, ma danno tutto ciò che è nelle loro possibilità e a volte anche di più.
Ma soprattutto danno amore.
Mio figlio la mattina è felice di andare a scuola, talmente felice che spesso neanche vorrebbe tornare a casa.
Io invece a scuola non ci volevo andare e piangevo tutti i giorni. 
Oggi mi sono ritrovata a prendere il suo zaino con i cambi, appeso tutto l'anno all'appendiabiti con il suo nome. 
Oggi sono andata a prenderlo appositamente più tardi per non incontrare le sue maestre perché certi ciao sono comunque degli addii, e per quanto possiamo nascondercelo, il cuore  lo sa. 
Anna e Simona sono state e sono delle maestre fantastiche, si sono mimetizzate nel lavoro di noi mamme, ci hanno davvero sostituito a tempo pieno e mi hanno fatto rivivere la mia infanzia, spensierata come davvero avrei voluto. 
Ho il magone a pensare che domani dovrò salutarle, e non perché ho paura di chi incontrerà mio figlio a settembre, perché le maestre nuove mi hanno davvero stimolata alla fiducia, ma perché si chiude un capitolo, che ci ricorda che la vita comunque è fugace e che la sezione arcobaleno 2014-2015 il prossimo anno non esisterà più. 
Anna e Simona hanno creato la scuola che vorrei per i miei figli, si sono preoccupate con me durante questi due anni di scuola di Giordano Leone, dei suoi momenti bui, dei suoi disagi e di tutte le volte che stava male, influenzato.
Hanno gioito con me per la mia gravidanza e poi per la nascita della
sorellina Isotta.
Sono state donne, mamme e poi maestre. 
Perché il ruolo identifica il tuo status e non necessariamente la beltà della persona che sei. 
Grazie maestre, perché il mondo dei grandi ha bisogno di persone come voi, molto più che il mondo dei bambini.




sabato 6 giugno 2015

Camilla

Seduta sul divanetto di un negozio per provare un paio di scarpe, aspetto.
Corre come una furia, si arrampica sul divanetto e fa cadere la mia borsetta per terra.
Si chiama Camilla.
Il nome è inventato, il suo era molto più bello e le calzava a pennello ma non mi piace svelare l' identità altrui senza appunto, l'altrui consenso.
Sento in lontananza un paio di tacchi e poi:"Camilla hai visto cosa fatto?"
"Scusi eh. Lei è così. Irruenta."
E mi porge la borsetta.
"Adesso stai qui buona che devo provare le scarpe."
La mamma di Camilla ti sembrerebbe tutto fuorché una mamma.
Sembra una ragazza, anche se i suoi 38 anni ce li ha sicuro.
È alla moda, magrissima, bel culo, gambe sode e braccia scolpite dalla palestra.
Vestita con shorts, maglietta e smanicato di jeans corto con brillantini.
Capelli rasati da una parte e lunghi dall'altra.
Che se sai osare ed hai un bel viso è il top.
Ricorda un pò la bellissima Anna foglietta 
in "noi e la Giulia".
Fantastica insomma.
Si specchia, si aggiusta gli occhiali, che oramai oggi sono diventati un accessorio e non più il marchio di un difetto visivo.
Lo specchio riflette anche me, seduta scomposta, un pò goffa, vestita con il primo straccio trovato nell'armadio, e una molletta con un fiore in testa per domare al volo i capelli.
Anche io sono mamma e a guardare quel quadretto ho già capito tante cose.
"Ciao come ti chiami?" mi impiccio.
"Camilla" si ferma, mi scruta mi studia e poi aggiunge:"e tu?"
"Io domizia"
"Che fai?"
"Aspetto di provare delle scarpe."
"Perché?"
"Perché mi servono..."
"Quanti anni hai Camilla?"
E mi fa tre con le dita e poi inizia a contare. "Tre, quattro, cinque..."
"Che brava sai contare!!ci vai a scuola?"
"Si oggi no perché la maestra aveva @@@@@"
"Cosa aveva la maestra?"
"Aveva @@@@@?"
Si intromette la mamma:"cosa aveva?bah non ti si capisce quando parli."
Camilla:"come ti chiami?"
Io:"Domizia".
La mamma:"smettila di dare fastidio. Gliel hai già chiesto come si chiama".
"Lo so il mio nome è un pò difficile infatti." Dico a Camilla.
"Scusi eh. È che lei è proprio così.ripetitiva."
Intanto arrivano le mie scarpe, ovverossia i miei sandali e le scarpe della mamma di Camilla, delle zeppe altissime che non saprei neppure quantificare i cm...con plateau, per di più.
Una roba che se caschi da quei trampoli muori direttamente.
Lo specchio riflette lei che si gira e si rivolta e sfila con codeste scarpe come se avesse ai piedi una ciabatta e io che mi infilo al volo le birkenstock e dico che  vanno bene.
Camilla però mi intrattiene:"dove vai?"
"Ora a casa a preparare il pranzo."
Intanto la mamma di Camilla parla con la commessa:"lei che mi consiglia...perché ho un paio di pantaloni, larghi...aperti alla fine, allora ci vedrei meglio questa chiusa... però magari poi quella aperta fa più estivo...mmm non lo so...senta intanto chiamo mio marito...che viene qui e mi consiglia anche lui...che ha visto i pantaloni...mi saprebbe dire quanto costano entrambe???"
"Vado a vedere in vetrina" dice la commessa.
La mamma di Camilla allora la segue e Camilla corre dietro a lei, poi si gira e mi fa:"torno subito."
Sorrido. richiudo le scarpe nella scatola, prendo la borsetta e mi alzo dal divano aspettando Camilla per salutarla.
Torna correndo dietro alla mamma, come  un pulcino che segue mamma oca e mi sale una tenerezza.
"Camilla ora vado.ci rivediamo un altra volta va bene?"
"E quando?"
"Quando mamma viene a comprarsi un altro paio di scarpe!"
"Posso venire con te?"
"No amore..." Sorrido e me ne vado.

Mi capita da quando sono mamma di parlare con i bambini e non sempre rimango sorridente quando vado via.
Poveri figli senza amore nè pensione.
Camilla non è ripetitiva probabilmente  non la ascolta mai nessuno e quindi chiede sempre la stessa cosa. 
Essere ascoltata.
E diventa irruenta come l ha definita la mamma proprio sempre per questo motivo.

Cara mamma, se tu non fossi così alta e lontana anche fisicamente da tua figlia per via di quelle armi improprie che porti ai piedi sicuramente la sentiresti di più......

Allora poi mi guardo, si decisamente sono un pò sciatta oggi ma ho mille cose da fare per loro che sono piccoli...e poi mio figlio mi dice sempre che sono bella e quindi alla fine se lui mi vede bella cos'altro importa?
I bambini non hanno idea di cosa sia il "bello estetico", per i bambini bello vuol dire buono.
I bambini sono semplici e ancora una volta dovremmo imparare da loro.