"Signora suo figlio agita le braccia durante la lezione".
"?...Tanto?"
"Un po"
"Caspita...mi spiace. È un problema?"
"Lo devo riprendere e chiedergli cosa c'è..."
"Capisco."
"Ma scusi a casa non lo fa?"
"Si a volte."
"E come mai?"
"A me non da fastidio. Non ci faccio troppo caso..."
"Eh ma a scuola..."
"Si sì certo si dovrebbe contenere..."
"Esatto signora!"
"Maestra, lei ha figli?"
"No."
"Capisco...mi spiace o magari no perché volendo è stata una sua scelta, non so...ma in ogni caso a lei le capita mai di essere felice?"
La maestra interdetta accenna una smorfia meramente contrariata.
"Cioè? Cosa intende?"
"Intendo la felicità. La felicità lei lo sa cos è?"
"Certo!"
"Bene, quindi lei sa che la felicità sazia il cuore, e non si può contenere, sa che è inarrestabile, che rompe gli argini della razionalità e fa agire con disinvoltura...e che quindi fa fare anche cose 'strane', diverse...dal comportamento ordinario intendo..."
"Si..."
"Ecco mio figlio agita le braccia in aria quando è felice. Facciamo in modo di non interrompere questo momento che tra l'altro è
anche caduco...con uno sfogo di rabbia verso di lui semplicemente perché lei non sa gestirlo."
Oggi è la giornata dell'unicità.
Fortunatamente il bambino di cui narro qui ha solo un piccolo 'tic', ovviamente questo racconto è tutta una finzione, ma sono sicura che scenari come questi esistano davvero.
La domanda è:
"A cosa serve maestre, indossare la maglietta blu dell'unicità se poi ci terrorizza un bambino un po' più vivace degli altri o come in questo caso con un ticchetto?"
Riflettiamo. ❤